Kata: il padre condotto nella casa circondariale. Passati 4 mesi dalla scomparsa di Kata, la piccola peruviana di cui non si sa più niente dal 10 giugno.
Residente insieme a madre e fratello minore all’ex hotel Astor di Firenze. Lo stabile al centro della criminalità organizzata con un centinaio di abusivi stranieri che lo occupano.
Della scomparsa di Kata si accorge la madre Katfrina Alvarez, la donna rientra da lavoro e non trova più traccia della bambina. Affidata a fratello e cognata, la piccola si è volatilizzata. I genitori fin dall’inizio sono convinti che si tratta di un rapimento. La pista più seguita dalla Procura è quella su presunte faide tra clan. il motivo delle faide è il controllo del racket delle camere all’interno dell’ex Astor. Nessun risultato, al momento, per i blitz svolti nello stabile occupato abusivamente. Agli inizi di agosto si arrestano 4 peruviani e lo zio della bimba scomparsa. Anche lo zio è coinvolto nel racket delle camere. Sotto sequestro anche i telefoni dei genitori di Kata. Sembra che la coppia non abbia ancora detto tutto quello che sa.
Kata: il padre condotto nella casa circondariale
Il giallo di Kata continua ancora e la soluzione sembra essere ancora lontana. Anche se sono passati 4 mesi dal fatto, le indagini continuano con serrato impegno. La novità è la notizia che arriva dalla famiglia della bimba scomparsa a Firenze. Una notizia alquanto inaspettata relativa al padre di Kata. Il signor Miguel Romero Chicclo finisce ancora una volta in casa circondariale per ordine della Procura di Firenze. Il motivo sono i reati che già lo accusano. Dopo pochi giorni la scomparsa di Kata, infatti l’uomo è libero e ascoltato dagli inquirenti. Il giudice dispone ancora la misura cautelare nei suoi confronti. Il fermo non si collega alla scomparsa della figlia. Il vero perché è che Miguel non avrebbe adempiuto all’obbligo di firma.
La sua posizione cambia, perché lui non si presenta in caserma. Miguel risulta sempre scosso dall’improvvisa scomparsa della bambina. Esce in precedenza dalla casa circondariale, perché il giudice vuole che segua il caso di sua figlia. Che segua il delicato trauma familiare da vicino insieme ai suoi cari.