Il sistema della tassazione dei redditi relativo all’Irpef 2020 prevede un importo diverso in relazione al fatto che il reddito derivi da lavoro dipendente, autonomo o da pensione. L’obiettivo è quello di modificare l’Irpef, partendo dal taglio del costo del lavoro, consolidando il vecchio bonus da 80 euro.
Infatti il sussidio economico aumenterà a 100 euro mensili in caso di redditi fino a 26.600 euro. In seguito, il bonus si trasformerà in detrazione Irpef sul costo del lavoro decrescente fino a 40 mila euro.
In pratica, un reddito da lavoro dipendente, fino a 8.145 euro di guadagni annui, non paga tasse perché rientra nella no tax area. Invece, un lavoratore fuori dalla no tax area, può beneficiare del bonus da 100 euro, per un totale di 1.200 euro all’anno. Se il reddito da pensione annuo è 8.145 euro, il contribuente deve pagare allo stato 5 euro. Mentre se lo stesso reddito lo dichiara un dipendente autonomo in regime di flat tax al 15%, allora dovrà pagare 1.222 euro di tasse.
Quindi con 100 euro di bonus, un lavoratore dipendente senza carichi familiari, ha un’aliquota negativa fino a 12.500 euro di reddito. Chi guadagna 12.509 euro annui rientra nell’aliquota zero. Nel caso in cui è un pensionato a dichiarare 12.509 euro allora verserà come tasse circa 1.300 euro (10,73% del reddito). Se un lavoratore autonomo non può aderire al regime della flat tax, presentando una dichiarazione di 12.509 euro, dovrà pagare 1.943 euro (15,5% del suo reddito). Un professionista che aderisce alla flat tax pagherà circa 1.876 euro di tasse.
Tassazione sui redditi triplicata: prospetto
I contribuenti tenuti a pagare un’aliquota del 15% sono soggetti ad un diverso regime di calcolo. Un lavoratore dipendente, senza carichi familiari, con 24.470 euro di reddito pagherà con aliquota del 15%. Prima di questo livello, il prelievo sarà inferiore alla flat tax degli autonomi. Per un pensionato, tale aliquota si applica in caso di 15.640 euro di reddito.
Invece con redditi più alti si registrano dei cambiamenti nel sistema di tassazione sui redditi. Così i rapporti, tra dipendenti e autonomi si invertono, mentre i pensionati tendono ad appianare gli importi. Per capirsi: un dipendente che guadagna 35 mila euro di reddito all’anno, verserà 8 mila euro di Irpef (23% dei guadagni). Invece, se si tratta di una pensione si dovrà pagare 8.972 euro, ossia più del 25% del proprio reddito. Nel caso di lavoratore autonomo che non è in regime agevolato, si verserà più di 9 mila euro, invece un autonomo con flat tax verserà 5.270 euro.
Il pieno livellamento delle tasse sul reddito si registra quando tutti i contribuenti percepiscono 55 mila euro. Che si traduce in un prelievo pari al 31%, con pagamento di circa 17 mila euro di Irpef.
Da questo prospetto si evidenzia come risulti difficile ridurre l’Irpef dei redditi bassi. In particolare, la morsa delle tasse sui redditi andrà ad impattare di più sui contribuenti con redditi medi. Questi infatti si troveranno a dover pagare in modo simile a chi percepisce redditi alti.