L’INPS rende noto un taglio ad aprile del reddito di cittadinanza, che è stato tolto a 150mila famiglie per decadenza del diritto. Quindi in piena emergenza Coronavirus un gran numero di nuclei familiari non riceveranno il sussidio. Per il taglio ad aprile del reddito di cittadinanza.
Da quanto dichiarato dall’INPS, sono stata inviate circa 1,8 milioni richieste di reddito o di pensione di cittadinanza. Di queste, 1,2 milioni domande si sono accolte (circa il 68%). Mentre risultano in lavorazione 118.000. Invece si sono respinte o depennate 473.000 domande.
In base ai dati statistici, si contano 948.000 nuclei familiari che ricevono il sostegno economico di circa 552 euro al mese. A questa platea di destinatari si aggiungono 126.000 soggetti che ricevono la pensione di cittadinanza di circa 223 euro. Si precisa, però che questi importi basici sono soggetti a variazioni, tin base allo stesso numero dei componenti del nucleo familiare.
I motivi del taglio ad aprile del reddito di cittadinanza
Sono diverse la ragioni per cui l’INPS ha preso la decisione di sottrarre alle famiglie il sostegno economico. Tra i motivi si rintracciano delle rinunce spontanee da parte del 5% dei nuclei familiari. Ma si registrano anche delle variazioni di reddito (circa il 4% dei casi).
A queste percentuali basse, si somma un 30% che ha subito una variazione dei membri della famiglia (fatta eccezione delle nascite o delle morti). Mentre il 58% ha subito una variazione sia della composizione sia della condizione economica del proprio nucleo familiare.
Si deve poi tener presente che nei mesi precedenti, non poche famiglie hanno perso il sussidio perché non avevano presentato la documentazione DSU 2020 in modo corretto. Quindi non si è potuto calcolare l’Isee.
Per l’emergenza sanitaria è prevista la sospensione della decadenza per quanto riguarda le prestazioni previdenziali, assistenziali e assicurative pagate da INPS e da INAIL fino al 1 giugno 2020.
Si tratta di voci associate al reddito di cittadinanza, quindi si è disposto il rinvio della comunicazione della variazione del nucleo familiare. In sostanza, se uno o più componenti di un nucleo familiare svolgessero un tipo di attività lavorativa, autonoma o subordinata, l’onere di comunicazione risulta posticipato. In più, è decaduto il termine dei 15 giorni per inoltrare la comunicazione delle variazioni del patrimonio sia mobiliare sia immobiliare.