Questa è la storia di Willy, ragazzo semplice e puro, lavoratore e tifoso della Roma, è una storia di amicizia che si scontra con la violenza .
E’ una storia di famiglie distrutte, di madri , di chi ha visto e grida giustizia, o di chi sa e non ricorda o non può dire.
Amicizia versus violenza: la storia di Willy
Ricostruiamo la storia di Willy: la notte tra il 5 il 6 Settembre a Colleferro, in provincia di Roma, in strada scoppia una rissa tra ragazzi.
Willy Monteiro, ventunenne di origini capoverdiane, uscendo da un locale con un amico, riconosce al centro della rissa un ex compagno di scuola.
Willy interviene per difendere l’amico, cercando di mettere pace, ma viene aggredito e muore lì, sulla strada, massacrato di pugni e calci.
I lati oscuri del caso
Grazie ad alcuni testimoni, poco dopo vengono fermati 4 ragazzi, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.
I ragazzi negano e si accusano a vicenda, dicono di non aver visto Willy a terra, ma vengono arrestati.
Si dovrà far luce, oltre che sui responsabili dell’accaduto, anche sul reato omicidio preterintenzionale o non e su un eventuale movente razziale.
Per oggi è prevista l’autopsia e domani vi sarà l’interrogatorio di convalida dell’arresto, con l’accusa di omicidio preterintenzionale.
Il ricordo di Willy nelle parole di chi lo amava
Su una cosa tutti sembrano concordare: Willy era un ragazzo buono, di sani principi, non violento che lavorava per aiutare la famiglia.
Emerge dalle parole degli amici, dette tra le lacrime e lo shock, che lo ricordano come pacifico, equilibrato , disponibile sorridente.
Risulta dalle dichiarazioni della ex maestra che lo definisce “il ragazzo più innocuo di questa terra, il bambino amato da tutti”
Lo ricorda anche il titolare dell’hotel in cui lavorava, che ha incontrato i genitori e che descrive il ragazzo come buono e disponibile: “gli sorridevano gli occhi”
E infine, lo strazio della madre che lo chiama “il mio piccolo gigante” quando in ospedale lo vede steso sul lettino, senza vita.
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