Se non si muore di Coronavirus si muore di fame. Questa è la triste realtà a cui si sta assistendo nel nostro Paese come nelle nazioni più povere del mondo in cui si è diffusa la pandemia.
Oggi accanto ai numerosi casi di morti contagiati, si contano altre vittime che subiscono tutte le conseguenze dell’isolamento sociale ed economico. Prendendo in considerazione tutte le vittime che si stanno registrando a causa di questa grave emergenza sanitaria si può usare la distinzione tra vittime di e per il Coronavirus.
Lo scenario nazionale come quello mondiale in questo periodo storico, critico non solo dal punto di vista sanitario, sta esponendo a maggiori effetti negativi soprattutto le fasce della popolazione più povere. Oltre a colpire i soggetti soli e più fragili. Così c’è chi muore da solo in casa perché spaventato dal pensiero di venir contagiato. Tra queste vittime ci sono non solo diversi anziani ma anche i soggetti fragili, colpiti da handicap ed altre disabilità fisiche e mentali.
Si tratta di categorie di individui che hanno delle limitazioni e quindi dipendono da altri. Ma a causa della quarantana imposta a tutti, molti di questi individui sono stati costretti non solo all’isolamento ma anche all’emarginazione. Basti pensare alla vicenda drammatica di un 17enne disabile deceduto in un villaggio della provincia cinese di Hubei. Yang Chen a causa della pandemia non aveva nessuno al suo fianco che si prendesse cura di lui. Perché suo padre e suo fratello si trovavano in quarantena in una struttura lontana dalla loro casa.
Se non si muore di Coronavirus si muore di fame. Conseguenze economiche dell’isolamento
Le misure restrittive oltre a contenere i contagi, evitando i contatti e gli assembramenti, hanno creato un profondo gap economico. Basti pensare ai provvedimenti dell’esecutivo che hanno obbligato molti esercizi commerciali ed attività industriali a chiudere oppure a ridurre la loro operatività.
Senza trascurare la perdita per molti del lavoro, soprattutto nel caso di lavoratori che non possono contare su un posto fisso. Visto che i cittadini possono spostarsi esclusivamente per motivi di lavoro certificati, ragioni familiari o di salute. Al Sud si evidenziano i casi di maggiore disagio economico. Con famiglie che non hanno più soldi con cui fare la spesa.
Prima che si ritorni alla normalità, una volta passata l’emergenza Coronavirus, è necessario un sostegno concreto da parte del governo. Alla proposta di estendere il reddito di cittadinanza ad una platea più ampia si devono aggiungere altre misure per risollevare la sorti economiche delle famiglie italiane.
Non serve solo proporre degli incentivi economici, ma è necessario creare lavoro e nuove speranze. Perché se oggi si piangono le vittime del virus presto si potrebbero piangere quelle costrette alla fame dalla crisi economica e sociale in Italia. Con il rischio di colpire indiscriminatamente tutti come ha fatto il Codiv-19. Colpendo così in modo equo: uomini e donne; famiglie e single; giovani ed anziani, cittadini del Sud, del Nord e del Centro.