Dalle prime ricostruzioni sulla morte del giovane rapinatore, colpito a morte dopo un tentativo di rapina da un carabiniere fuori servizio, alcuni punti sono oscuri. La tragica vicenda è avvenuta la tarda serata del 29 febbraio in via Generale Orsini a Santa Lucia. Qui il carabiniere in compagnia della fidanzata, sentendosi minacciato, ha sparato al 15enne, Ugo Russo, dei Quartieri Spagnoli.
Il giovane rapinatore si trovava in compagnia di un complice, quando si è avvicinato al carabiniere per rapinarlo. Dai primi dati raccolti dall’inchiesta in corso emergono due punti controversi: la pistola giocattolo ed il terzo colpo esploso dal carabiniere. In base alla ricostruzione ufficiale, resa nota dall’Arma, la giovane vittima aveva una pistola. Al momento della rapina aveva il volto coperto da uno scaldacollo e dal casco integrale. Mentre il suo complice lo attendeva in sella allo scooter.
Attirato dalla macchina del carabiniere, una Mercedes, il giovane ha tentato di derubare il carabiniere 23enne di stanza a Bologna. Durante le fasi della rapina il 15enne, ha puntato l’arma sul carabiniere per sottrargli il Rolex. Ma la sua reazione è stato un rifiuto.
Inoltre il carabiniere ha raccontato, dopo l’accaduto, di aver sentito lo scarrellamento della pistola. Questo rumore ha accentuato le sue preoccupazioni, anche perché si trovava in compagnia della sua fidanzata. Così avrebbe impugnato la sua arma di ordinanza sparando tre colpi.
Due dei quali mortali. Un colpo ha raggiunto il petto del ragazzo, un secondo la zona tra il collo e la nuca. Per quanto riguarda il terzo colpo, ancora non si conosce la sua traiettoria e contro chi è stato esploso.
Giovane rapinatore ucciso dal carabiniere
Il secondo colpo inflitto al 15enne segnala che cercava di scappare. Il suo complice, un 17enne ha dato la sua testimonianza. Nel corso degli interrogatori ha rivelato di aver avuto paura, vedendo la giovane vittima riversa a terra.
Per dissipare tutti i punti controversi, le indagini sono impegnate nella raccolta di testimonianze e delle immagini registrate dalle telecamere in zona. Anche il comportamento del carabiniere è sotto indagine. Perché sostiene di essersi qualificato, intimando: “Alt, sono un carabiniere”. Proprio mentre ha udito lo scarrellamento della pistola giocattolo, non dotata del tappetto rosso, che aveva in mano il 15enne.
Si ipotizza che la Procura possa spiccare nei suoi confronti un’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Solo dopo gli esiti dell’autopsia si avranno i dati relativi ai fori di entrata e sulla traiettoria dei proiettili. Spetta agli inquirenti fare chiarezza su tale tragico episodio come deciso dal procuratore Gianni Melillo e dalla procuratrice dei minori Maria De Luzenberger.
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