In occasione della festa del papà del 19 marzo, si cercano regali e messaggi da destinare a lui come testimonianza del proprio amore. In questo periodo di isolamento a causa della pandemia da Coronavirus per sentirsi più vicini, in caso di lontananza, si può inviare un messaggio più profondo. Nel quale racchiudere tutto l’amore verso i genitori lontani.
Si possono così sfruttare le chat ed i social per esprimere una vicinanza emotiva, in occasione della festa del papà. In questo momento critico è possibile scaldare il cuore dei propri cari con un piccolo gesto. Quindi si può rivolgere al proprio papà vicino, lontano, in cielo, un messaggio universale di amore capace di superare le distanze fisiche e non solo.
I più originali possono scrivere di loro pugno degli auguri personali ai loro padri, per gli altri ci sono a disposizione: poesie, frasi, aforismi, racconti. Tra i pensieri da dedicare a chi ci ha aiutato a crescere ed a stare al mondo si consiglia il toccante racconto “Quando Dio creò il papà”. Chi non lo conosce lo potrà leggere di seguito.
Per la Festa del papà: “Quando Dio creò il papà”
Quando Dio creò il papà cominciò disegnando una sagoma piuttosto robusta e alta. Un angelo che svolazzava sbirciò sul foglio e si fermò incuriosito. Dio si girò e l’angelo “scoperto” arrossendo gli chiese: “Cosa stai disegnando?”. Dio rispose: “Questo è un grande progetto”.
L’angelo annuì e chiese: “Che nome gli hai dato?”. “L’ho chiamato papà” – rispose Dio continuando a disegnare lo schizzo del papà sul foglio. “Papà….” – pronunciò l’angelo – “E a cosa servirebbe un papà?” – chiese l’angioletto accarezzandosi le piume di un’ala.
“Un papà” – spiegò Dio – “Serve per dare aiuto ai propri figli, saprà incoraggiarli nei momenti difficili, saprà coccolarli quando si sentono tristi, giocherà con loro quando tornerà dal lavoro, saprà educarli insegnando cosa è giusto e cosa no”.
Dio lavorò tutta la notte dando al padre una voce ferma e autorevole, e disegnò ad uno ad uno ogni lineamento. L’angelo che si era addormentato accanto a Dio, si svegliò di soprassalto e girandosi vide Dio che ancora stava disegnando. “Stai ancora lavorando al progetto del papà?” – chiese curioso. “Sì” – rispose Dio con voce dolce e calma –“Richiede tempo”.
L’angelo sbirciò ancora una volta sul foglio e disse: “Ma non ti sembra troppo grosso questo papà se poi i bambini li hai fatti così piccoli?”. Dio abbozzando un sorriso rispose: “È della grandezza giusta per farli sentire protetti e incutere quel po’ di timore perché non se ne approfittino troppo e lo ascoltino quando insegnerà loro ad essere onesti e rispettosi”.
L’angelo proseguì con un’altra domanda: “Non sono troppo grosse quelle mani?”. “No” – rispose Dio continuando il suo disegno – “Sono grandi abbastanza per poterli prendere tra le braccia e farli sentire al sicuro”.
“E quelli sono i suoi occhi? “ chiese ancora l’angioletto indicandoli sul disegno. “Esatto ” – rispose Dio – “Occhi che vedono e si accorgono di tutto pur rimanendo calmi e tolleranti “. L’angelo storse il nasino e aggiunse: “Non ti sembrano un po’ troppo severi?” – “Guardali meglio” – rispose Dio. Fu allora che l’angioletto si accorse che gli occhi del papà erano velati di lacrime mentre guardava con orgoglio e tenerezza il suo piccolo bambino.