Si useranno dell’azienda americana Abbot i test per eseguire le analisi a partire dal 4 maggio. Di fatto, il colosso farmaceutico statunitense fornirà gratis 150mila test. Così una volta avviata la fase 2, saranno disponibili i test sierologici per valutare la percentuale di italiani colpiti dal Covid-19. I quali potrebbero aver già sviluppato gli anticorpi.
A partire dal 4 maggio si eseguiranno le analisi del sangue, su un primo campione di 150mila persone, a livello nazionale. Così si potrà individuare se una persona è stata contagiata, anche senza saperlo. In questo modo si intraprenderà un passo importante nel post lockdown. Visto che si potrà capire il livello di diffusione del Coronavirus in Italia, per programmare il ritorno graduale alle attività.
Il colosso farmaceutico statunitense Abbott, fondata dal medico Wallece Calvin Abbot a Chigago nel 1888, fornirà gratis i kit. La scelta è ricaduta sull’azienda americana che ha superato i suoi competitor: 72 partecipanti alla gara indetta dal governo. A tal proposito, il Commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri ha dichiarato che si tratta della “migliore soluzione oggi esistente sul mercato”.
Lo scopo della sperimentazione con i test dell’azienda americana Abbot
La sperimentazione partirà nei laboratori regionali. Ma interesserà solo dei campioni specifici della popolazione, selezionati sulla base dei dati Istat ed Inail. Secondo alcuni parametri quali: il profilo lavorativo, il genere, sei fasce di età. I primi esiti si potranno avere sin dalla prima settimana. È prevista poi un’altra fornitura di kit per effettuare ulteriori 150mila test.
Arcuri precisa: “Non ne esiste al mondo uno che dà il 100% del responso noi avevamo messo alla base della gara un risultato che fosse pari al 95%, per chi se lo è aggiudicato è superiore al 95% e confidiamo che sia un test assai importante”.
Da parte sua, l’azienda americana Abbot ha messo a disposizione una tipologia di test che ha rispettato i criteri richiesti di specificità. Cioè: idoneità, sensibilità, applicabilità su larga scala, rapidità di risposta. In Italia, l’indagine sulla sieroprevalenza era partita in anticipo ed in modo autonomo in Lombardia. Dove si sono sottoposti per primi ai test diversi lavoratori tra il personale sanitario.
Si è poi bloccata la sperimentazione da parte del Comitato tecnico-scientifico nazionale per l’emergenza. Per attendere la dissolvenza dei nuovi positivi e capire meglio l’epidemiologia dei pazienti. Una circostanza che si verrà a creare all’inizio di maggio. Quando si inizieranno i test su scala nazionale alla ricerca di dati sull’immunità.
Su tale tema, la comunità scientifica concorda con l’OMS sulla necessità di disporre di più tempo. Infatti l’OMS ha ribadito che non ci sono prove scientifiche che i guariti dal Covid-19 abbiano anticorpi capaci di difenderli da una seconda infezione.
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